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L'IMMAGINE DELLE MARCHE NEL CINEMA ITALIANO
INTERVISTA A CARLONI E FRANCESCHETTI
Nicoletta Miliani


NM   Che tipo di “cinema” è il vostro?

C-F   Abbiamo realizzato il primo video intitolato Urbino memoriale nel 1996 ed è stato un punto di confluenza di varie esperienze, sperimentazioni e linguaggi e soprattutto il desiderio di mettersi alla prova con qualcosa di sconosciuto.
Nel corso di questi anni abbiamo elaborato una tecnica simile all’alchimia che ci permette di indagare i movimenti delle immagini e delle materie attraverso cui si esprime il nostro lavoro. In questo senso il montaggio si basa su inquadrature che si stratificano e si trasformano per evaporazione o assorbimento fra le quali lo stacco acquista nuovi significati.

NM   Evaporazione, assorbimento?

C-F   Solitamente nei nostri video ogni immagine viene assorbita da quella che l’ha preceduta, torna in se stessa, ogni suono sprofonda nel silenzio attraverso la propria eco, ogni istante precipita all’infinito nel tempo che lo ha generato: sono dei cerchi d’acqua che si richiudono sopra il sasso. Nel video Urbino memoriale le mura della città trasudano una memoria inquieta che cerca di riaffiorare, immagini e suoni si manifestano e contemporaneamente svaniscono.

NM   Che cosa significa per voi “trasposizione visionaria”?

C-F   Gli stregoni dei popoli primitivi riuscivano a raggiungere lo stato di estasi che provoca la visione necessaria per immedesimarsi nella morte o nella malattia e per spostarsi nello spazio o nel tempo. La visione è una forma di allucinazione che si può trasmettere. Nel tentativo di descrivere la composizione di Genesi from the Museum of Sleep abbiamo parlato di “inquieta contemplazione” come metodo di montaggio.

NM   Potete spiegare più esattamente quello che intendete per “inquieta contemplazione”?

C-F   Queste due parole contraddittorie indicano entrambe una condizione dell’animo. In teologia la contemplazione è un’attività spirituale mediante la quale l’uomo ripiega l’anima su se stessa o su di una determinata cosa fino a dimenticare la propria esistenza. Soggiaciamo di fronte agli elementi del nostro animo e della contingenza: inquietudine e contemplazione, malinconia e ossessione, innocenza e responsabilità, sono filtri oscillanti che trattengono l’identità di un lavoro.

NM   Perché nel video Urbino memoriale avete preso in considerazione la figura di Paolo Volponi?

C-F   Paolo Volponi ci ha lasciato l’idea triste di una città remota e inerte sulla quale incombe un cielo “fermo e vuoto”, avvolta da immagini vaganti e velature. È lo spazio di una società attraversata da nuvole e scossa da una insonnia dolorosa, un incrocio di sguardi in bilico tra passato e presente, compenetrato da ombre del passato come quella del grande pittore Federico Barocci che Paolo Volponi definisce “innovativo e folle, liquido sensitivo sconvolto”.

NM   Volete far conoscere una realtà tipicamente marchigiana che viene ignorata dai mass-media nazionali? Perchè vi interessano tanto le fotografie di Mario Giacomelli?

C-F   L’immaginario contemporaneo è prepotentemente condizionato da visioni che ci rendono estranei e sradicati dalla storia e dal nostro territorio. Al contrario la capacità di commozione, necessaria alla consapevolezza profonda dell’esistenza, richiede la concentrazione di esperienze in uno spazio limitato.
Come Leopardi, Mario Giacomelli scava nella marchigianità fino a scoprirvi i temi universali della condizione umana e a udire il silenzioso errare della bellezza che ci sfiora.
È forse impossibile guardare oggi il volto del paesaggio marchigiano senza avvertire la sensazione che il nostro sguardo entri in un solco già tracciato.
 
NM   Che cosa vi ha spinto a fare una simile attività? Una ricerca socio-culturale su di una realtà che sta scomparendo? Quale messaggio volete inviare agli spettatori?

C-F   È sempre più difficile vedere opere che non inducano alla rassegnazione e che recuperino la storia nella memoria di chi non la può scrivere, siamo sempre più smarriti dentro una vuota e violenta eternità. Il nostro lavoro è una riflessione sui processi della visione che per raggiungere la coscienza necessitano di una lunga incubazione.

Da un'intervista rilasciata a Nicoletta Miliani per la sua tesi di laurea: L'immagine delle Marche nel cinema italiano. 2001


 
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THE IMAGE OF MARCHE IN THE ITALIAN CINEMA
INTERVIEW TO CARLONI AND FRANCESCHETTI
Nicoletta Miliani


NM  What kind of a “cinema” is yours?

C-F   We created our first video Urbino memoriale in 1996 and it was a meeting point for various experiences, experimentations and languages. It was mainly the wish to test ourselves with something unknown.
In these years we have elaborated a technique that is similar to alchemy, and that allows us to search through the movements of images and of matters which are the basis of expression of our work. In this sense, editing is based on framings that stratify and transform themselves through a process of evaporations or absorptions. The separation among them acquires new meanings.

NM   Evaporation, absorption?

C-F  In our videos each image is usually absorbed by the previous one, it falls back into itself, every sound falls into silence through its echo, every instant ends up into an infinite fall into the time that generated it: circles of water that close up over the stone. In the video Urbino memoriale the walls of the city ooze with a restless memory that is trying to come out, images and sounds reveal themselves and disappear at the same time.

NM   What does it mean “visionary transposition” for you?

C-F   The primitive witch doctors could reach the status of ecstasy that generates the vision necessary to access the dimension of death or illness and to move in space or time. The vision is a form of allucination that can be transferred. In the attempt to describe the composition of Genesi from the Museum of Sleep we have spoken of “restless contemplation” as an editing technique.

NM   Could you explain more precisely what you mean by “restless contemplation”?

C-F   These two contradictory words both indicate a state of soul. In theology contemplation is a spiritual activity through which the man turns his souls to himself or to a specific thing until he forgets that he is existing. We are conditioned by the elements of our soul and of contingency: restlessness, contemplation, melancholy and obsession, innocence and responsibility, these are filters that can maintain the identity of a work.

NM   Why did you include the character of Paolo Volponi in the video Urbino memoriale?

C-F   Paolo Volponi has left us the sad idea of a remote and still city over which a “still and empty” sky is hanging, wrapped into wandering images and veils. It is the space of a society crossed by clouds and shaken by a painful insomnia, a crossing of sights balanced between past and present, co-penetrated by shadows from the past, like the one of the great painter Federico Barocci, that Paolo Volponi defines as “innovative and foul, sensitive and shaken liquid”.  


NM   Do you want to show a typical reality of region Marche that is ignored by national medias? Why are you so much interested in Mario Giacomelli’s photographs?

C-F   The contemporary imaginary is highly conditioned by visions that make us stranger and eradicated from history and from our territory. On the other hand, the ability to be moved,  which is necessary for a deep awareness of one’s existence, requires the concentration of experiences in a limited space.
Just like Leopardi, Mario Giacomelli digs into Marche’s essence until he finds the universal issues of human condition and he hears the silent wandering of beauty that touches us.
It is probably impossible to look at the face of Marche’s landscape today without feeling that our eye is accessing a furrow that’s already been traced.
 
NM   What pushed you towards such an activity? A socio-cultural research on a truth that is disappearing? What message do you want to send to your viewers?

C-F   It is more and more difficult to see works that do not lead to resignation and that recover the history from the memory of those who cannot write it down, we are more and more confused behind an empty and violent eternity. Our job is a reflection on the processes of vision, which need a long incubation period for reaching our soul.

From a interview released to Nicoletta Miliani for her university thesis: L'immagine delle Marche nel cinema italiano. 2001

 

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